RACCONTI SPIRITUALI

A cura di Armando Buonaiuto
Con uno scritto
di Gabriella Caramore

… Indietreggiava davanti a quella coppia abbracciata che continuava a camminare. Eppure era sua nipote; ma adesso egli si chiedeva se non stava per disobbedire a Dio. E Dio non permette forse l’amore, se lo circonda con tanta evidenza di un simile splendore? …

Guy de Maupassant, Chiaro di luna, p. 20

… I tre lo avevano seguito. Inginocchiati sul pavimento di pietra, chiesero la sua benedizione. Poi lo maledissero, gli sputarono addosso e lo spinsero in fondo al corridoio. La ragazza piangeva. Quando aprirono la porta vide il firmamento. Un uccello gridò. Pensò: È un cardellino. Il capanno era senza tetto; avevano tirao via le travi per costruire la Croce.

Jorge Luis Borges, Il Vangelo secondo Marco, p. 140

Dino Buzzati, Guy de Maupassant,
Raymond Carver, Vasilij Grossman,
Jorge Luis Borges, Varlam Šalamov,
Olga Tokarczuk, Anton Čechov,
Antonio Tabucchi,
Chandra Livia Candiani ….

È così che i racconti “spirituali” svelano pieghe nascoste dei viventi, rompono muri di ghiaccio, e conservano una qualche efficacia. Quella stessa efficacia che, biblicamente, appartiene alla Parola del Signore, e che deve pur appartenere anche all’umano, ammesso che siamo fatti “a sua immagine e per la sua somiglianza”.      G.C. p. XIX

“Confesso che, personalmente, ho avversato a lungo il campo semantico cui questa parola – “spirituale” – appartiene. Troppo legata a un contesto chiesastico, o troppo generica nella sua adattabilità agli ambiti più diversi; troppo disancorata da una complessità del vivere umano che contempla, insieme e non separatamente, spirito e carne, anima e corporeità; troppo poco intrisa di storia, troppo disincarnata rispetto alla ruvida realtà terrestre. È stata usata per imprimere un marchio di separatezza all’esperienza religiosa, come se questa potesse essere avulsa dalla materia del vivente. E ha incoraggiato un malcelato senso di superiorità rispetto ad altre esperienze di umanità. Oggi però è possibile – almeno restando dentro la tradizione d’Occidente – recuperare il senso originario del termine “spirituale” come qualcosa che attiene massimamente a ciò che vive: il soffio che esce dal Signore, quella ruach dalla quale genera il mondo è, nella grande narrazione biblica, ciò che imprime vita alla terra e a tutto l’universo. È quel soffio di vita e di senso che, come il vento, non si sa dove viene e dove va. Ma è anche il respiro, quieto o in affanno, che fa dell’uomo quell’essere erratico che è, capace di caduta e di slancio, di entrare nel profondo di sé stesso e di sporgersi oltre la propria finitudine.”

G.C. p. IX