Nessuno ha mai visto Dio

 

Gabriella Caramore –
MORCELLIANA  – 2012

La pluralità dell’esperienza religiosa all’interno del cristianesimo stesso, attraverso il commento di alcuni versi del Vangelo.

Parlare di Dio, custodendolo nello spazio vuoto dell’inconoscibilità, del silenzio e della distanza, è la sfida contenuta in queste pagine.

Il loro ritmo rispecchia il passo fugace del pensiero quando annota le sue domande, e il loro invito è a un’ascesi verso il basso. L’enigma di Dio è qui rovesciato nell’enigma degli uomini: non è forse nell’altro, nel prossimo, nella più umile creatura che si può vedere il Suo amore?

Lo si sorprende nel dolore, nella sofferenza e nel dono gratuito del bene: può essere negato, questo amore, a chi non crede?

Ma chinarsi verso il mondo è anche uno dei modi dell’esperienza cristiana, che più corrisponde allo spirito – e alla lettera dei Vangeli: Dio, per salvarci, “si fece carne” (Gv 1-14). Troviamo in questo libro un esercizio di spiritualità per tutti, capace di ricongiungersi con il materiale, il corporeo, l’umano sapendo – con Dietrich Bonhoeffer – che è il “campo di semina dell’eternità”.

CITAZIONI DAL LIBRO

Luca Miele, Avvenire, 8–11–2012
«C’è negli scritti di Gabriella Caramore raccolti nel volume Nessuno ha mai visto Dio un’urganza, quasi uno spasimo.
Quello di salvare le parole “dall’usura e dall’adulterazione”, dalla aggressione della loquacità, da quella che l’autrice chiama l’ “insaziabilità del linguaggio”,» 
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